In tutta Europa è in atto un’importante rivoluzione che sta modificando radicalmente modalità e luoghi di lavoro. La nascita del neo-manifatturiero, il diffondersi dell’artigianato digitale, il consolidarsi di nuove forme di attività commerciali, il ritorno dell’agricoltura in città e l’aumento di start-up e realtà imprenditoriali individuali stanno cambiando il modo di fruizione degli spazi lavorativi e della città. Sempre più rapidamente si diffondono interventi di creazione di spazi collettivi per il lavoro, spesso attraverso il recupero di immobili dismessi.
Non si tratta solo della condivisione di uno spazio fisico, ma anche della possibilità di condividere strumenti, servizi e formazione, e di accedere a reti di impresa nazionali e internazionali.
E non si tratta solo di attività lavorative: ad esse si affiancano spesso funzioni commerciali, di intrattenimento e residenziali, di solito collegate tra loro da un progetto comune, anche quando vengono gestite da soggetti diversi.
Spazi flessibili e trasformabili, e soprattutto permeabili dall’esterno e dalle comunità locali per lo svolgimento di attività comunitarie profit e no profit.
La forza di questi luoghi nasce dal loro proporsi come punto di riferimento locale e urbano, e dalla ricchezza dell’offerta possibile: in molti di essi è possibile prenotare spazi per ore, o usufruire per giorni di un servizio. Questa forma di accesso flessibile e trasversale è in grado di attirare persone con esigenze e obiettivi anche molto diversi, dai professionisti agli studenti, dagli organizzatori culturali agli amatori.